
La Spagna è sotto choc, annichilita, arrabbiata, in lacrime. Il dramma di Dani Jarque, il capitano dell´Espanyol morto sabato notte mentre era in ritiro a Coverciano, riapre inquietanti interrogativi sui controlli sulla salute degli atleti spagnoli, non nuovi a simili tragedie. Il 25 agosto 2007 il difensore del Siviglia Antonio Puerta si accasciò al suolo durante la partita con il Getafe: morì tre giorni dopo. Il 31 ottobre scorso, invece, il centrocampista del Real Madrid Ruben de la Red fu colpito da una sincope durante una partita di Coppa del Re, e si temette il peggio. Poi si riprese, gli sono stati diagnosticati problemi cardiaci ed è stato fermato. «Io sono stato fortunato, il destino mi ha aiutato» ha detto de la Red appena saputo della morte di Jarque. E poi ha aggiunto: «È necessario lavorare perché episodi del genere non si ripetano più». Intanto ieri mattina l´Espanyol ha lasciato il Centro tecnico di Coverciano ed è tornato a Barcellona. Nessuno ha detto niente. I giocatori sono saliti in silenzio sul pullman, visibilmente scossi, e si sono diretti all´aeroporto. Ad aspettare la squadra nel nuovissimo stadio Cornella-El Prat (è stato inaugurato una settimana fa) c´erano centinaia di tifosi, che già nella notte si erano radunati davanti al cancello 21, quello corrispondente al numero di maglia del capitano. Sciarpe, bandiere, messaggi e tante lacrime. I tifosi hanno chiesto che lo stadio venga intitolato a Jarque e che venga ritirata la maglia numero 21. Cordoglio per la scomparsa di Jarque da parte di tutto il mondo del calcio, la federazione catalana ha proclamato tre giorni di lutto.
Nessun commento:
Posta un commento